Jess nel piano immaginario
IL FILM
Un ponte per Terabithia (Bridge to Terabithia, 2007) di Gábor Csupó
DIFFICOLTA’
LA DOMANDA
perché Leslie muore?
COSA IMPARIAMO
a riconoscere i mentori.
Attenzione SPOILER
TRAMA:
Jess Aarons è un ragazzo timido e talentuoso nel disegno, spesso trascurato dalla sua famiglia e vittima di bullismo a scuola. Quando Leslie Burke, una nuova compagna di classe, lo batte in una gara di corsa, i due iniziano un’amicizia speciale. Insieme scoprono un bosco vicino alle loro case e immaginano un regno magico chiamato Terabithia, popolato da creature fantastiche e governato da loro come re e regina.
Attraverso Terabithia, Jess e Leslie affrontano le loro paure e insicurezze, trovando rifugio dalla realtà difficile della scuola e della famiglia. Tuttavia, un giorno, mentre Jess è in gita con la sua insegnante d’arte, Leslie cerca di raggiungere Terabithia da sola, ma la corda che usavano per attraversare il ruscello si spezza, facendola cadere e annegare.
Jess è devastato dalla perdita e si sente in colpa, ma con il tempo, grazie all’affetto della sua famiglia e all’eredità emotiva lasciata da Leslie, trova la forza di andare avanti. Costruisce un vero ponte per Terabithia e invita sua sorella minore, May Belle, a entrare nel mondo che lui e Leslie avevano creato, assicurandosi che la magia dell’immaginazione non muoia mai.
LA CHIAVE INTERPRETATIVA:
Un ponte per Terabithia è una storia di formazione che tocca molti temi diversi come il rapporto padre figlio, la diversità e l’accettazione sociale, l’amicizia, l’amore, la morte e l’elaborazione del lutto. Non tutti questi temi sono ugualmente sviluppati, anzi alcuni sono appena sfiorati. Quello però che ci interessa è la parabola di Jess e il ruolo di Leslie.
Jess ci viene subito presentato calato in una realtà difficile e opprimente, fatta di un padre duro e poco affettuoso; un ruolo da “uomo di famiglia”, essendo l’unico maschio di 5 figli, che comporta lo svolgimento di lavori che il padre gli delega; una situazione economica familiare al limite dell’indigenza; un diffuso bullismo in ambiente scolastico che lo colpisce in modo particolare essendo un ragazzo timido, sensibile e introverso. Le uniche forme di rivalsa sono il talento per il disegno, nel quale Jess si rifugia quando ha un po’ di tempo per sé stesso, e le competizioni scolastiche come la gara alla quale partecipa all’inizio del film, dove cerca di primeggiare per dimostrare il proprio valore.
Proprio in questo punto subentra Leslie. Lei vince la gara sorpassando all’ultimo Jess e si fa notare in classe quando l’insegnante le chiede di leggere un suo elaborato dove viene descritta in modo evocativa un’immersione. Quando Jess scopre che Leslie non ha mai fatto immersioni in vita sua, inizia il loro percorso dove lei gli insegna come la fantasia possa aprire porte verso nuovi mondi.
Quello che di fatto fa Leslie è introdurre Jess al piano immaginario e lo fa attraverso l’utilizzo della parola, delle storie, cioè del piano simbolico. Il piano immaginario ha un suo luogo fisico di rappresentazione che è il bosco oltre il fiume, quello che Jess e Leslie chiamato Terabithia e che, seguendo la rappresentazione di Campbel ne L’eroe dai mille volti, rappresenta il mondo straordinario contrapposto al mondo ordinario.
Leslie è molto brava nella gestione del piano immaginario perché è evidentemente abituata a farlo, i genitori sono entrambi scrittori e le prestano poche attenzioni durante il lavoro di scrittura dei romanzi, mentre la coinvolgono in maniera festosa solo al termine delle stesure.
Per entrambi i ragazzi l’immaginazione è una valida fuga da una realtà scomoda.
A differenza di Leslie, Jess ha un padre che gli impone la “legge” attraverso un’educazione fatta di divieti e imposizioni. Per Lacan la Legge del Padre è ciò che permette al soggetto di diventare parte del mondo simbolico e sociale, regolando il desiderio e l’accesso alla cultura.
Quando ad esempio Jess perde il mazzo di chiavi del negozio dove lavora il padre, questi lo redarguisce accusandolo di essere tra le nuvole, di pensare solo ai disegni trascurando la realtà. Un altro punto importante di scontro con il padre è quando un opossum si introduce nella serra di famiglia. Il padre di Jess mette una trappola ma Jess libera l’opossum e viene nuovamente ripreso perché la serra è un’importante mezzo di sostentamento per la famiglia mentre Jess pensa alla salute dell’opossum. Sono momenti di ribellione contro la legge che servono a Jess per interiorizzare gli insegnamenti.
Leslie sta insegnando a Jess l’utilizzo del piano immaginario per cambiare la realtà. Il piano immaginario e il piano reale corrono paralleli e possono interagire solamente attraverso il piano simbolico (la parola), che come detto deve essere regolato.
Uno sbilanciamento sul piano immaginario porta ad uno scollamento dal piano reale, come ad esempio avviene a Don Chisciotte; mentre uno sbilanciamento sul piano reale porta ad una visione misera e deprimente della realtà. L’utilizzo del piano immaginario per sopportare e cambiare il piano reale è un modo per crescere e imparare a gestire le proprie risorse. Un esempio è il racconto che Chris Gardner fa al figlio Christopher nel film La ricerca della felicità per proteggerlo dalla dura realtà e dalla paura quando sono costretti a dormire in un bagno pubblico di una stazione della metropolitana: Sai, gli dice il padre, c’erano questi uomini delle caverne, e i dinosauri venivano a prenderli. Ma poi hanno trovato un posto sicuro, come questa caverna.
A Terabithia Jess e Leslie immaginano di combattere i propri demoni e sconfiggere le proprie paure, apprendendo la forza data dall’immaginazione come risorsa per potere superare gli ostacoli.
Quando però a scuola, Janice Avery, la bambina di terza che bullizza gli studenti più piccoli, ruba la merenda a May Belle, la sorellina di Jess, Jess applica un principio di realtà rinunciando a difendere la sorella e facendosi certamente picchiare da Janice che è più grande e più forte di lui.
Jess dimostra di stare apprendendo, oltre all’utilizzo dell’immaginazione, la regola del desiderio imposta dal padre. Il risultato sarà un piano per vendicarsi di Janice ordito da Leslie e messo in pratica da Jess, e al termine della storia, la costruzione di un reale ponte per attraversare il fiume verso il bosco di Terabithia.
Seguendo l’arco di trasformazione descritto da Vogler, dal mondo straordinario l’eroe deve ritornare con l’elisir, cioè qualcosa di prezioso (conoscenza, potere, saggezza) da condividere con gli altri o, come in questo caso, da utilizzare per la propria crescita.
Mentre Jess è in gita con la sua insegnante d’arte, Leslie muore annegata nel fiume, nel tentativo di raggiungere Terabithia, perché la corda che usavano per attraversare il ruscello si spezza. L’ultima scena che ritrae Jess e Leslie insieme, li ritrae sotto la pioggia, di ritorno da Terabithia, mentre si salutano. La pioggia è un elemento simbolico molto potente che in questo caso rappresenta la transizione di Jess dall’infanzia all’età adulta.
Ma perché Leslie muore? Certamente perché utilizza il piano immaginario come via di fuga dalla realtà senza che ci sia alcuna legge (insegnamento educativo) ad arginarla. I genitori sono assenti.
Inoltre Leslie è un Mentore, il mentore secondo Vogler è una figura archetipica che ha il compito di guidare, ispirare e preparare l’eroe per la sua avventura. Spesso il mentore deve morire per permettere all’eroe di completare il suo arco trasformativo, oppure per fargli oltrepassare una soglia importante. E’ il caso ad esempio di Obi-Wan Kenobi in Star Wars che muore diventando per Luke Skywalker una potentissima immagine interiorizzata in grado di consigliarlo e dargli forza.
Qual è allora il problema con Leslie? Anche Jess interiorizza e fa tesoro di quello che Leslie gli ha insegnato, glielo dice chiaramente il padre di lei durante la veglia funebre.
Perché la sua morte è così emotivamente coinvolgente per lo spettatore?
Un’ipotesi è quella che forse Leslie non è un vero e proprio mentore. Benché quella sia la sua funzione nel dispositivo narrativo, il legame che si instaura tra Leslie e Jess è profondo e intimo, e si muove nella sfera affettiva dell’amicizia elettiva, caratteristica non proprio tipica per un mentore.
La sovrapposizione della figura del mentore con quella dell’amica intima, è un equivoco che porta ad un effetto di straniamento.
RIFERIMENTI:
Christopher Vogler. Il viaggio dell’eroe. La struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e di cinema, Dino Audino Editore, Roma 2010.
Joseph Campbell. L’eroe dai mille volti, Feltrinelli, Milano 1984.
Jacques Lacan. Il seminario. Libro III. Le psicosi 1955-1956, Einaudi, Torino 2010.
Star Wars: Episode IV – A New Hope, 1977 di George Lucas.
La ricerca della felicità, 2006 di Gabriele Muccino.