Bess tra le due morti. La posizione di Antigone.
IL FILM
Le onde del destino (Breaking the Waves, 1996) di Lars von Trier
DIFFICOLTA’
LA DOMANDA
Cosa rende questa storia perturbante, a cosa sono legati i sentimenti contrastanti che derivano dalla visione del film?
COSA IMPARIAMO
Riconoscere la fulgida e accecante bellezza della posizione di Antigone, la posizione dell’enunciato.
Attenzione SPOILER
TRAMA:
Bess McNeill è una ragazza minuta e magra, con grandi occhi azzurri, curiosi e penetranti. Vive in una comunità calvinista della Scozia e si innamora di Jan, un operaio delle piattaforme petrolifere: un uomo grande e forte, gioviale ma di poche parole, uno straniero dal passato sconosciuto, accolto dalla comunità con una certa “sufficienza”.
Già dalla loro diversa conformazione fisica si crea il presupposto per una relazione fondata sul completamento reciproco, inteso come unione simbiotica anche sul piano del desiderio.
I due si sposano e Bess sperimenta la felicità dell’amore, la scoperta della sessualità e la dolcezza di un rapporto diretto e sincero, in netto contrasto con gli usi e costumi della comunità.
Bess ha un rapporto intimo con Dio, con cui dialoga utilizzando la propria voce e convincendosi che Egli le risponda. Questo legame non è mediato da nessuno, e Dio spesso la redarguisce.
Quando Jan parte per lavorare su una piattaforma, Bess cade in crisi, incapace di sopportare la sua assenza, e chiede a Dio di farlo tornare.
Dialogo interiore di Bess (in traduzione):
Bess (come Dio): «Bess McNeill, per molti anni hai pregato per l’amore. Vuoi che te lo tolga di nuovo? È questo che desideri?»
Bess: «Oh, no. Sono ancora grata per l’amore.»
Bess (come Dio): «E allora, cosa vuoi?»
Bess: «Prego che Jan torni a casa.»
Bess (come Dio, impaziente): «Tornerà tra dieci giorni. Devi imparare a sopportare, lo sai.»
Bess: «Non riesco ad aspettare.»
Bess (come Dio): «Non è da te, Bess. Là fuori ci sono persone che hanno bisogno di Jan e del suo lavoro. E loro?»
Bess: «Non contano. Nient’altro conta. Voglio solo che Jan torni. Ti prego, mandalo a casa.»
Bess (come Dio): «Sei sicura che sia davvero quello che vuoi?»
Bess: «Sì.»
Bess non rivela cosa le manchi davvero di Jan, e Dio la mette alla prova: Jan rimane vittima di un incidente sulla piattaforma e torna a casa paralizzato dal collo in giù.
Questo è il punto di svolta. Impossibilitato ad avere rapporti sessuali, Jan le chiede di andare a letto con altri uomini e raccontargli tutto, sostenendo che questo lo terrà in vita. Il suo desiderio si trasforma in voyeurismo.
Bess interpreta la richiesta come una prova di fede e di sacrificio, convinta che il suo amore possa guarirlo, e si sottopone a rapporti degradanti credendo di agire secondo la volontà di Dio. Il suo comportamento scandalizza la comunità, che la ostracizza, e perfino la sua famiglia si allontana da lei. Più la sofferenza di Bess cresce, più le condizioni di Jan sembrano migliorare.
Alla fine, Bess viene brutalmente uccisa da uomini ai quali si era offerta, morendo come una martire. Dopo la sua morte, Jan guarisce miracolosamente, rafforzando l’idea che il sacrificio di Bess non sia stato vano.
Nell’ultima scena, un evento surreale rompe la realtà: enormi campane risuonano nel cielo sopra il mare, segno che Dio ha accolto Bess tra i giusti.
LA CHIAVE INTERPRETATIVA:
Partiamo dal presupposto che Le onde del destino è una storia d’amore che parla di desiderio: il desiderio di Bess per Jan, ma anche il desiderio di qualcosa che spinge la protagonista oltre il desiderio stesso, contro le onde del destino, fino al sacrificio estremo. Questo “qualcosa” è il godimento, così come lo intende Jacques Lacan.
Per Lacan, il desiderio è un concetto fondamentale legato alla mancanza: è il desiderio di ciò che manca all’individuo, un desiderio che non può mai essere completamente soddisfatto, il desiderio dell’Uno, della madre. «Il desiderio per la madre, e inversamente il desiderio della madre per il figlio, non può essere soddisfatto perché questo segnerebbe l’abolizione di tutto l’universo della domanda. Se i due, madre e figlio, si bastassero, non mancherebbe niente; dunque non ci sarebbe nulla da chiedere, nulla da sapere, nulla da cercare, nulla da imparare né da inventare. Non ci sarebbe civiltà».
Si tratta, come si vede, di un divieto dell’incesto di natura culturale, non dettato da esigenze o da economie biologiche come, ad esempio, la deriva genetica.
Il desiderio, così definito, porta — sempre secondo Lacan — alla ricerca dell’oggetto piccolo a (objet petit a), che rappresenta un oggetto simbolico o una parte mancante di sé: qualcosa che l’individuo cerca ma che non può mai possedere pienamente. È dunque una ricerca infinita, perché la mancanza è una condizione strutturale dell’essere umano. Questo è il punto trattato nel Libro VII, L’etica della psicoanalisi (1959-1960).
Il desiderio conduce al godimento (jouissance), un concetto più complesso e ambivalente. Spesso è inteso come una forma di piacere che va oltre la semplice soddisfazione di un bisogno: è legato a un “oltrepassamento” dei limiti, una spinta verso ciò che sta oltre il piacere, anche a rischio di compromettere l’equilibrio psicologico o fisico. Perché? Perché il godimento avviene nel corpo, che è fatto per godere, ma passa attraverso la mediazione del linguaggio. Con ironia Lacan afferma: «…non sapremo mai di cosa godano l’ostrica e il castoro, perché non parlano». Siamo nel 1969-1970, Libro XVII, Il rovescio della psicanalisi.
Nel Libro XX, Ancora (1972-73), c’è una svolta cruciale, un punto di non ritorno — ed è qui che entra in scena Bess. Lacan torna “ancora” sul tema del desiderio e del godimento e afferma che la donna, a differenza dell’uomo — che è rappresentato simbolicamente per intero dal fallo — non ha un simbolo che la rappresenti integralmente nel linguaggio.
La donna risulta quindi in parte inscritta nel linguaggio e in parte fuori da esso. Ciò comporta che il godimento femminile non possa essere “detto” per intero, e che la donna possa apparire sia come un essere estremamente familiare, sia come estranea e aliena. «È grazie all’amore di un uomo che una donna può conciliarsi con la sua dimensione aliena», scrive Fiumanò. Galit Atlas, parlando di sé stessa, aggiunge: «…i sentimenti sessuali rimangono fondamentalmente disregolati in ciascuno di noi. Mentre cerchiamo il corpo pragmatico di nostra madre, ci rivolgiamo ai nostri amanti per ottenere le risposte. I nostri amanti sono la nostra nuova casa».
In qualche modo, è la ricerca dell’Uno, dell’unione delle parti scisse. «Una donna si mette molto facilmente nella posizione di volere che il suo uomo sia tutto per lei: un uomo, per una donna, non si può dividere con nessun’altra».
Cosa accade a Bess quando Dio le riporta il suo amato Jan? Il suo godimento oltrepassa il limite e si sbilancia completamente fuori linguaggio. A differenza di Jan, Bess può sopportare l’assenza di sessualità perché la sua domanda e il suo bisogno sono interamente soddisfatti. Bess assume quella che Lacan definisce la posizione di Antigone: una posizione di confine, inattaccabile, un promontorio dal quale si irradia una bellezza fulgida e accecante. È il martirio.
CHI È ANTIGONE:
Antigone, protagonista della tragedia di Sofocle, sfida l’ordine del re Creonte che vieta la sepoltura del fratello Polinice, considerato traditore. Spinta dal senso di giustizia e dalle leggi divine, Antigone disobbedisce e viene condannata a morte. Rinchiusa in una grotta, si suicida. Anche Emone, figlio di Creonte e innamorato di Antigone, si toglie la vita, seguito dalla madre Euridice. Creonte, distrutto dal dolore, riconosce troppo tardi il proprio errore.
La posizione di limite in cui Antigone si pone davanti a Creonte è «determinata da un rapporto strutturale: essa esiste solo a partire da un linguaggio di parole, ma ne mostra la conseguenza invalicabile. È dal momento in cui le parole, il linguaggio e il significante entrano in gioco che qualcosa può essere detto, e detto così: Mio fratello è tutto quel che volete — il criminale che ha voluto distruggere le mura della patria… Ma per me quest’ordine che voi osate intimarmi non conta nulla, perché, in ogni caso, mio fratello è mio fratello… Questo fratello è qualcosa di unico, ed è solo questo a motivare la mia opposizione ai vostri editti. Antigone non invoca nessun altro diritto se non quello che nasce nel linguaggio dal carattere incancellabile di ciò che è — incancellabile dal momento in cui il significante lo fissa come un elemento stabile in mezzo a qualunque flusso di trasformazioni possibili. Ciò che è, è. Ed è a questo, a questa superficie, che si fissa la posizione infrangibile e invalicabile di Antigone».
Questo godimento — quello di Antigone e di Bess, ma anche quello dei martiri — non è dicibile perché si colloca in un’intercapedine tra il linguaggio (dopo la morte del linguaggio) e la morte intesa come fine ultima: morte biologica, sparizione. La bellezza di questa posizione mortifera l’abbiamo definita fulgida perché pura, diretta, senza mediazioni: Bess parla direttamente con Dio, Antigone afferma che ciò che è, è; e accecante perché, come dice Lacan, «qualcosa accade ancora più in là, qualcosa che non può essere guardato».
La potenza di questa posizione produce spesso delle conseguenze: nella tragedia sofoclea, Creonte riconosce il proprio errore; nel caso dei martiri, alcuni infedeli si convertono; in Le onde del destino, il sacrificio di Bess guarisce Jan e viene coronato dalla scena surreale finale delle campane che risuonano in cielo.
Ciò che possiamo provare guardando il film è una fascinazione per la posizione di Bess, per la sua tenacia e per la sua assoluta non resilienza, unita a un sentimento di smarrimento di fronte a ciò che non si può dire: dov’è il guadagno? Dov’è il godimento di Bess nel suo lento e inesorabile immolarsi?
RIFERIMENTI:
Jacques Lacan. Il seminario. Libro VII. L’etica della psicoanalisi. 1959-60, Einaudi, Torino 1994.
Jacques Lacan. Il seminario. Libro XVII. Il rovescio della psicanalisi. 1969-70, Einaudi, Torino 2001.
Jacques Lacan. Il seminario. Libro XX. Ancora. 1972-73, Einaudi, Torino 1983.
Marisa Fiumanò. L’inconscio è il sociale, Mondadori, Milano 2010.
Galit Atlas. L’enigma del desiderio, Raffaello Cortina Editore, Milano 2023.