Forza e debolezza

IL FILM

Toro scatenato (Raging Bull, 1980) di Martin Scorsese

DIFFICOLTA’

LA DOMANDA

Qual è il lato oscuro di Jake LaMotta?

COSA IMPARIAMO

Riconoscere che la forza è debolezza e la debolezza è forza.

Attenzione SPOILER

TRAMA:

Jake LaMotta è un pugile dei pesi medi che combatte negli anni ’40. All’inizio del film, è già un professionista e vive nel Bronx con il fratello Joey, che è anche il suo manager.

Jake combatte diversi incontri, tra cui uno con Sugar Ray Robinson, che vince ai punti. Dopo vari match, incontra Vickie, una giovane ragazza del quartiere, e inizia una relazione con lei, nonostante sia ancora sposato. In seguito, divorzia e sposa Vickie.

Jake continua a salire nei ranghi del pugilato, ma per ottenere un incontro valido per il titolo, è costretto ad accettare l’interferenza della mafia locale. Combatte e perde volontariamente un incontro, come condizione per ricevere una possibilità per il titolo mondiale.

Dopo questo compromesso, Jake ottiene la possibilità di lottare per il titolo contro Marcel Cerdan, che sconfigge, diventando campione del mondo.

Con il passare del tempo, Jake diventa sempre più sospettoso e geloso, in particolare verso la moglie e il fratello Joey. Dopo un litigio, Joey lo lascia e rompe ogni rapporto con lui.

Jake perde il titolo in un secondo incontro con Sugar Ray Robinson, durante il quale subisce un brutale pestaggio.

Dopo la fine della carriera, Jake si trasferisce a Miami e apre un nightclub. Viene arrestato per corruzione di minorenne e finisce in prigione.

Uscito dal carcere, cerca di contattare Joey, che però lo rifiuta. Il film si chiude con Jake ormai ingrassato, che si esibisce in piccoli locali recitando monologhi, mentre si prepara davanti allo specchio.

LA CHIAVE INTERPRETATIVA:

Jake LaMotta raggiunge tutti gli obiettivi che si prefigge: vuole la cintura da campione del mondo, vuole la bella Vickie, non vuole sottomettersi alla mafia locale. Tutto con metodo e caparbietà. Si allena duramente, rinuncia a rapporti sessuali con la moglie prima degli incontri, non beve per non ingrassare.
Poi, con la medesima metodica, perde tutto quanto. Perde il titolo di campione contro Sugar Ray Robinson, Vickie lo abbandona, rompe i rapporti con il fratello Joey, ingrassa, viene incarcerato per corruzione di minorenne.

La sua storia termina con lui davanti allo specchio, mentre si prepara per la recitazione di un monologo. La frase finale è una libera interpretazione di un monologo di Fronte del porto (On the Waterfront, 1954 diretto da Elia Kazan).

You was my brother, Charlie. You should have looked out for me a little bit. You should have taken care of me just a little bit, so I wouldn’t have to take them dives for the short-end money.”
“I coulda had class. I coulda been a contender. I coulda been somebody, instead of a bum… which is what I am.”
“Let’s face it… it was you, Charlie.

Eri mio fratello, Charlie. Avresti dovuto prenderti cura di me un po’ di più. Avresti dovuto prenderti cura di me almeno un po’, così non avrei dovuto fare quei tuffi per i soldi a corto di soldi.

“Avrei potuto avere classe. Avrei potuto essere un contendente. Avrei potuto essere qualcuno, invece di un barbone… che è quello che sono.”
“Diciamocelo… eri tu, Charlie.

Quello di Jake LaMotta non è in realtà una critica al fratello Joey perché, a differenza di Fronte del porto, la responsabilità della rottura con il fratello è tutta sua. Sua inoltre la responsabilità di tutto quello che ha perso.

Questo è il punto della storia che vogliamo focalizzare. Assistendo alla parabola di Jake LaMotta, lo spettatore si rende chiaramente conto di come occorra una grande “forza”, espressa in termini di talento, determinazione, propensione, per scavalcare i muri che ci separano da ciò che vogliamo ottenere nella vita. Nel caso di Jake si tratta di arrivare al titolo di campione partendo dal basso, dall’essere nessuno, un pugile come tanti del Bronx. Lui vuole arrivare in cima, avere il meglio, compresa la donna più bella del quartiere.

Ciò che gli permette di raggiungere i propri obiettivi è principalmente quella rabbia già anticipata dal titolo. La rabbia e il furore che sono l’equivalente di superpoteri, e che come tali vanno gestiti.

In Toro scatenato l’Ombra non è esterna, come ad esempio Joker per Batman ne Il cavaliere oscuro (The Dark Knight, 2008 di Christopher Nolan), o Darth Vader per Luke Skywalker, soprattutto nella trilogia originale di Star Wars, in particolare in L’Impero colpisce ancora (1980) e Il ritorno dello Jedi (1983), ma interna. Lo stesso carattere rabbioso di LaMotta è l’Ombra, e questo lo rende un film da un certo punto di vista meno simbolico rispetto a quelli poco sopra citati, però certamente più umano e potente. Ci sta dicendo che la nostra forza è anche la nostra debolezza, e che le nostre debolezze sono le nostre forze.

Jake LaMotta, quando viene incarcerato con l’accusa di corruzione di minorenne, si dà dello stupido, lui stesso si rende conto di essersi comportato in modo stupido. Ma si può controllare l’Ombra? Eliminarla? Ovviamente no, perché verrebbe eliminata anche la parte “propulsiva”, la forza che ci serve per ottenere i risultati.

L’arco di trasformazione di Jake LaMotta si conclude con lui che impara a gestire l’Ombra, dopo essere passato attraverso la morte rappresentata dall’avere perso tutto, compresa la forma fisica.
Lo ritroviamo alla fine del film nuovamente sul ring, un ring rappresentato questa volta da un palcoscenico sul quale sta per salire per recitare un monologo. Questo in ottemperanza alla sua passione primaria, quella di esibirsi dando spettacolo, cosa che faceva anche da pugile.
Infatti dopo il brutale incontro finale con Sugar Ray Robinson (quello in cui Jake LaMotta perde definitivamente il titolo dei pesi medi), Jake — malconcio, sanguinante ma ancora in piedi — si avvicina a Robinson e gli dice una frase diventata molto famosa:
“You never got me down, Ray. You hear me? You never got me down.”
“Non mi hai messo giù, Ray. Hai sentito? Non mi hai messo giù.”

Jake, pur di fronte alla sconfitta, non rinuncia a dare spettacolo.

RIFERIMENTI:

Star Wars: L’Impero colpisce ancora, 1980 di George Lucas
Star Wars: Il ritorno dello Jedi, 1983 di George Lucas
Il cavaliere oscuro, 2008 di Christopher Nolan
On the Waterfront, 1954 diretto da Elia Kazan
Carl Gustav Jung. Opere. Vol. 9/2: Aion. Ricerche sul simbolismo del sé, Bollati Boringhieri, Torino 1997

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